Preistoria a Sesto Fiorentino

Caratteristiche del territorio della piana fiorentina e delle popolazioni che lo hanno abitato in epoca preistorica


Progetto Sesto, 1982-1992

Le indagini archeologiche dell’Università degli Studi di Siena sul territorio di Sesto Fiorentino.

Le ricerche di archeologia preistorica in area fiorentina sono iniziate in modo intensivo e continuo nel 1982, in relazione all’avvio di un’ampia espansione edilizia che ha interessato il circondario a Nord-Ovest di Firenze sino a tutto il comprensorio di Sesto Fiorentino e hanno permesso di ricostruire, nelle sue linee principali, la storia del più antico popolamento umano dell’area fiorentina. Il progetto riguarda l’indagine archeologica entro i confini amministrativi del comune di Sesto Fiorentino, ma in realtà è l’intera piana fiorentina da considerarsi come un unico insieme paleoecologico interessato dalle indagini del progetto, in quanto tutta la piana ha vissuto le medesime vicende geologiche e climatiche. L’iniziativa del Progetto Sesto, sulle quali scoperte abbiamo posto le basi del nostro lavoro, ha visto la collaborazione di vari enti promotori: il Comune di Sesto Fiorentino, la Soprintendenza ai Beni Archeologici, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Siena e alcuni privati.


La Preistoria: linee cronologiche


Il Paleolitico

Il paesaggio della piana fiorentina, non troppo diverso da quello attuale, si forma durante il Pleistocene Medio, intorno a 200 mila anni fa: la piana era occupata da un lago ampio, ma poco profondo, che si ridusse progressivamente quando l’Arno, erosa la dorsale del Monte Albano, si ricavò un percorso verso ovest. L’ampia depressione divenne così una piana interessata da specchi lacustri e palustri, con numerosi corsi d’acqua. Ai torrenti provenienti dai rilievi a nord della piana si deve il trasporto di depositi sedimentari e di grossi conoidi di ghiaie ai margini del bacino: Sesto Fiorentino è costruita su uno di tali conoidi.


Il Mesolitico

Le popolazioni mesolitiche, che si adattano alle trasformazioni del territorio al termine dell’ultima glaciazione (circa 10mila anni fa), sono le prime ad insediarsi nella piana. Durante il Mesolitico i gruppi di cacciatori si spingono sui rilievi montani, anche alle quote più alte lasciate libere dal ritiro dei ghiacciai. Continuano tuttavia gli insediamenti in pianura, lungo corsi d’acqua o presso bacini.


Il Neolitico

In seguito alla fine dell'ultima glaciazione, intorno all'8.000 a.C., l'Uomo si trova ad affrontare un nuovo stile di vita e, da predatore e raccoglitore, impara a produrre il proprio cibo.

Le aree di Spazzavento, Podere della Gora-2, Mileto, Neto di Bolasse e Neto-Via Verga rappresentano le più importanti testimonianze di presenza umana durante il Neolitico nella zona di Sesto Fiorentino.

  • Il sito di Spazzavento conserva i segni di un'antica capanna e focolari di un grande villaggio del IV millennio a.C., riferibile alla cultura dei "Vasi a Bocca Quadrata".
  • A Podere della Gora-2 sono state rinvenute le tracce della base di una capanna di forma sub-circolare.
  • Gli scavi nel sito di Mileto (1990) ci hanno reso testimonianza di tre fosse di combustione destinate alla cottura della ceramica.

Nella località Neto, si hanno le tracce di un altro insediamento del IV-III millennio a.C., rinvenuto durante scavi effettuati in due momenti diversi:

  • Il primo a Neto di Bolasse (1985) e il secondo a Neto-Via Verga (1993-94), che hanno riportato in luce una stratigrafia di "vasi a bocca quadrata" su cui era poi sorto un abitato.
  • Nella zona ovest dell'abitato è stata rinvenuta la sepoltura di un bambino, di cui non sappiamo dare una sicura interpretazione culturale: si tratta di un rito sacrificale, un rito propiziatorio o di una semplice sepoltura?

L'Età del Rame

In Italia l'inizio dell'Età del Rame si data tra fine del IV-inizio del III millennio a.C., si tratta di un periodo di transizione che vede comparire i primi manufatti in metallo, pur rimanendo ancora rilevante la lavorazione della pietra, cui si deve il nome alternativo di Eneolitico.

Neto-Via Verga: ceramica graffita

L'adozione della metallurgia si accompagna a profondi cambiamenti sociali: il rame costituisce un bene di prestigio che richiede specifiche conoscenze tecniche, stimola quindi la comparsa di artigiani specializzati e di una vera e propria gerarchia sociale.

Nel III millennio a.C. l'area fiorentina appare più densamente popolata rispetto alle epoche precedenti, tale espansione demografica può ricondursi a tre fattori:

  • la posizione geografica favorevole alle comunicazioni, sia in relazione al corso dell'Arno forse in parte navigabile, sia in direzione dei passi appenninici;
  • il carattere pianeggiante di un'ampia zona del territorio sestese, dotata di un suolo fertile grazie ai limi alluvionali e quindi adatta, dopo le necessarie attività di disboscamento e dissodamento, all'agricoltura e all'allevamento (che rimangono il regime economico dominante per tutto l'Eneolitico, in continuità con quello delle società neolitiche);
  • la presenza di affioramenti di rame nativo, rintracciato sulle vicine alture del Monte Ferrato e sulle colline di Impruneta.

Podere della gora 1: tazza con ansa sopraelevata

I siti individuati attestano due fasi distinte dell’Eneolitico: la prima è databile all’inizio del III millennio a.C. ed è nota a Neto-via Verga;  la seconda risale alla metà dello stesso millennio, si tratta degli insediamenti di Mileto e Olmicino, nella periferia sud di Sesto Fiorentino, di Volpaia, di via Leopardi e Podere della Gora 1 nella periferia ovest.

Gli insediamenti risultano costituiti da strutture abitative realizzate in leggeri avvallamenti sul cui fondo era talvolta costruita una sorta di pavimentazione con pietrame più o meno in connessione. L’andamento delle pareti e delle coperture, realizzate in materiali deperibili e quindi conservatesi molto raramente, è ipotizzabile sulla base di pali infissi nel terreno e alloggiati in apposite buche. Le strutture prevedevano infine delle canalette perimetrali per lo scorrimento delle acque.

Via Verga: lesina in rame

I reperti comprendono frammenti di ceramica variamente decorata (a solcature, a spazzola, con decorazioni a impressioni o mediante riporti di argilla), alcuni oggetti finiti in rame, scorie dello stesso metallo e crogioli per la fusione.


La cultura del Campaniforme

Neto-via Verga, orizzonte 3, Ritrovamenti Campaniforme Antico

La "Cultura del vaso campaniforme" prende il nome dalla forma a campana rovesciata del caratteristico vasetto (o bicchiere), un prodotto tipico che si diffuse in tutta Europa, anche se con varianti regionali, nella seconda metà del III millennio e che è perdurato sino ai primi secoli del millennio successivo.

Il fenomeno del Campaniforme in area fiorentina, con 15 insediamenti lungo la fascia pedecollinare, non ha confronti con le altre regioni d'Italia per densità di ritrovamenti. La più antica documentazione del Campaniforme locale proviene da Neto-Via Verga (orizzonte 3) e si riferisce a una sosta di breve durata. Questo momento iniziale ha restituito i tipici piccoli vasi a profilo sinuoso decorati con fasci di linee parallele e ravvicinate.

Querciola, Eneolitico, Ritrovamenti Campaniforme evoluto

Successivamente le decorazioni della ceramica consisterono in fasce orizzontali campite con motivi triangolari impressi o incisi, permettendo alle diverse aree dell'Italia centrale tirrenica una rielaborazione locale del gusto ornamentale. Alcuni elementi risultano essere tipici del Campaniforme europeo, dimostrando come l'area fiorentina sia stata coinvolta nei fenomeni culturali di ampio respiro europeo, andando a configurarsi come una zona assai ricettiva e bene inserita nei percorsi culturali.


L’Età del Bronzo

L’età del bronzo in Italia occupa l’intero II millennio a.C. ed è in primo luogo caratterizzata dalla metallurgia di questa lega di rame e di stagno con cui si ottenevano armi e strumenti perfettamente funzionali, sì da determinare l’abbandono della lavorazione della pietra. Durante tutta l’età del Bronzo la pianura fiorentina sembra essere stata densamente popolata; gli insediamenti sono meno numerosi rispetto al periodo eneolitico, ma più estesi e quasi sempre plurifase; alcuni sono posizionati nei pressi o in continuità stratigrafica di alcuni abitati più antichi dell’età del Rame.

La prima fase dell’età del Bronzo, detta del bronzo antico, in area fiorentina è caratterizzata dal perdurare della tradizione Campaniforme, sia nel gusto delle produzioni ceramiche, che nei modelli insediativi e probabilmente anche in quelli economici. Tra le stratigrafie di riferimento che documentano questa prima fase del Bronzo antico ricordiamo i siti archeologici di Sesto Fiorentino come Lastruccia 1-2-3, Termine Est e Madonna del Piano, dove è stato possibile suddividere il Bronzo antico in tre fasi locali.

Tra il finire del Bronzo antico e l’inizio del Bronzo medio (XVII-XVI sec. a. C.) nelle produzioni ceramiche dell'area fiorentina si notano cambiamenti significativi e si ritorna a strategie abitative più semplici, anche con aree abitative localizzate direttamente sul terreno di base senza interventi costruttivi importanti. L’età del Bronzo medio, è documentata in una serie di abitati che mostrano uno sfruttamento diversificato del territorio fiorentino. Alcuni continuano ad essere sempre ubicati nella piana (Petrosa, Frilli C, Dogaia, Termine Est 2), anche al di sotto della quota altimetrica di m 40 s.l.m. Altri abitati (Filettole e Cava Rossa di Figline, presso Prato, sono i più significativi, ma anche a Stabbia e Caprona nel Valdarno inferiore) sono impostati sui rilievi circostanti le zone pianeggianti e sulle pendici del Monte Ferrato, a quote comprese tra m 140-400 s.l.m.

L’ultima parte dell’età del Bronzo, detta del Bronzo finale, in area fiorentina appare più spoglia di attestazioni abitative collegabile o a una reale minor frequentazione del territorio, come avviene nelle zone della Toscana settentrionale, oppure, più semplicemente, ad una carenza nelle ricerche. Il sito di riferimento per questa fase in area fiorentina è sicuramente quello di Cilea, localizzato ai piedi di Monte Morello su un piccolo rialzato morfologico a fianco di un corso d’acqua, delimitato su un lato da una probabile recinzione, della quale rimane, ben conservata, la base costituita da uno stretto cordolo (larghezza m 0,50) di pietre e ciottoli disposti in più ordini sovrapposti. Questo sito archeologico, così come quello di Bibbiani in val di Pesa, mette in evidenza la tendenza del periodo nel tornare a un abitato più complesso e impiantato a controllo delle vie fluviali.

La produzione ceramica del Bronzo finale in area fiorentina rientra nel repertorio noto in Italia centrale, perdendo così un po’ di quella specificità che invece aveva contraddistinto l’area nelle epoche precedenti.

Bibliografia

  • Martini F., Poggesi G., Sarti L. (a cura di), 1999, Lunga memoria della piana: l’area fiorentina dalla preistoria alla romanizzazione, guida alla mostra, Pontassieve, Centro stampa 2P.
  • Martini F., Sarti L., 1993, Costruire la memoria: archeologia preistorica a Sesto Fiorentino 1982-1992, Montelupo F.no, Garlatti & Razzai.
  • Martini F., Sarti L. (a cura di), 2000, Insediamenti e artigianati dell’età del bronzo in area fiorentina: le ricerche archeologiche nei cantieri Consiag (1996-1998), Firenze, CONSIAG Museo e Istituto fiorentino di preistoria "Paolo Graziosi".
  • Sarti L. (a cura di), 1994, Petrosa, un insediamento dell’età del Bronzo a Sesto Fiorentino, Montelupo F.no, Garlatti & Razzai.
  • Cresci M., Zannoni M. (a cura di), 1999, Itinerari nella storia del territorio sestese. Guida ai beni archeologici, Impruneta, Archeoprogetti.

Sitografia

Le indagini archeologiche dell’Università degli Studi di Siena sul territorio di Sesto Fiorentino.

Neto-Via Verga: ceramica graffita

Podere della gora 1: tazza con ansa sopraelevata

Via Verga: lesina in rame

Neto-via Verga, orizzonte 3, Ritrovamenti Campaniforme Antico

Querciola, Eneolitico, Ritrovamenti Campaniforme evoluto