Luoghi di aggregazione e di confronto/Associazionismo
Gruppo 22

Definizione CO (fonte: GRADIT):
1a. La tendenza ad aggregarsi in associazioni
1b. Il complesso delle associazioni con una matrice o un indirizzo ideologico comune
Associazionismo e svago (da Storia della civiltà europea, a cura di Umberto Eco)

Clusone, il trionfo della morte, Cappella dei Disciplini, Bergamo
Nella civiltà occidentale l’associazionismo ha inizio nel Medioevo, con le confraternite religiose e le cooperazioni di mestiere, anche se l’accezione in senso moderno nasce nel XX secolo. Questo principio di associazionismo che vediamo germinare nel Medioevo non va inteso solo come un’esclusività prettamente religiosa o appartenente ad un’organizzazione del mondo del lavoro, poiché si cominciano a perseguire anche delle azioni verso il sociale, come l’aiuto ai poveri e agli ammalati o la nascente università, per quella necessità tipica medievale di rispondere ai bisogni di mutuo soccorso in una rigida commistione tra sfera pubblica e privata.
Nei secoli a venire questi processi subiscono un’accelerazione fino al XVIII, secolo in cui per molti storici ha inizio la contemporaneità. È qui che lo storico francese Maurice Agulhon (1926-), attraverso lo studio delle confraternite e delle logge massoniche della Provenza, intuisce i prodromi di una società democratica che darà i suoi frutti nel corso nel XIX secolo. Nel Settecento, tuttavia, nelle forme tradizionali dell’associazionismo si nota uno svuotamento e un intiepidimento dei suoi membri nei confronti delle pratiche religiose delle confraternite, a causa della deflagrazione dello spirito giansenista e del rinnegamento dei fasti barocchi seicenteschi. Si nota già una tendenza al pensiero capitalistico ed economico liberale, preponderante e dominante nei secoli a venire. Nel XVIII secolo si affermano nuovi ceti sociali che innervano un mondo più complesso e la borghesia quindi crea nuovi spazi alternativi dove aggregarsi, passare il tempo libero, scambiare opinioni e discutere di politica.
1- Il caffè, le sale di lettura e i circoli La borghesia nel suo processo di differenziazione dal popolo comincia a prediligere luoghi più appartati, trovando nei caffè un luogo adatto dove passare il tempo libero e leggere periodici. Questi caffè sono mutuati dalle società del Medio Oriente e dalla seconda metà del '700 conoscono una massiccia diffusione, basti pensare che la Parigi prerivoluzionaria ne conta ben 800!

Accademia dei Pugni, da sinistra A. Longo, A. Verri, G.B. Biffi, C. Beccaria, L. Lambertenghi, P. Verri, G. Visconti, dipinto di A. Perego
L’esigenza della lettura diventa inarrestabile, ma i costi di pubblicazione editoriali sono ancora alti, diventa quindi necessario ritrovarsi in un luogo pubblico, dove poter leggere e poter elargire uno scambio di opinioni immediato. ->In Inghilterra si diffondono i circulating libraries, luoghi di aggregazione in cui dopo il pagamento di una quota è possibile rifornirsi di libri e giornali. ->Nascono degli spazi destinati alla lettura pubblica: le reading societies in Inghilterra, i cabinets littéraires in Francia e le Lesegesellschaften in Germania.
Disegno Gran Teatro della Fenice, 1792
Per quanto riguarda i circoli, molti storici hanno notato la loro filiazione con le coffee houses inglesi: anche in questo caso l’impulso è dato dai ceti borghesi-mercantili alla ricerca di nuovi spazi dove incontrarsi e raccogliere informazioni utili per svolgere le proprie attività finanziarie e commerciali. A queste esigenze si aggiunge anche la politica: in questi posti ci si reca sempre più frequentemente per sottoporre a critica il governo. L’aumento delle tasse e la politica doganale infatti colpiscono in maniera preponderante le attività economiche della borghesia e questi ultimi organizzano dei veri e propri club il cui accesso è regolato. Questi club arrivano in Francia solo con l’esplosione della Rivoluzione.
Il ballo dei tassi, incisione di Nicolas Cochin
2- Feste e teatri Verso la metà del 1700 le feste religiose popolari vengono caricate di significato profano, diventano infatti occasioni per trovare marito e di corteggiamento. In tutta Europa i lavoratori protestano per una rivendicazione del proprio tempo libero e ciò si traduce con l’aumento delle feste e spettacoli, anche mascherati. In tutto questo i borghesi preferiscono ritirarsi nei loro circoli letterari rispetto allo sfarzo esibito nelle feste. Dopo la Rivoluzione tutta la popolazione francese partecipa ad un nuovo tipo di aggregazione: la Festa Nazionale.
Disegni di George Stubbs, tratti da The Anatomy of the Horse, Londra 1766 (collezione privata) Si vedono sia lo scheletro intatto che il cavallo con le vertebre caudali recise
3- Gli sport Con “sport” nel 1700 si designava soltanto la caccia, che continua ad essere praticata dagli aristocratici insieme ai passatempi tradizionali come la pallacorda, volano, biliardo, trictrac, scacchi e domino. La novità del secolo è l’equitazione, che viene importata in tutta Europa dall’Inghilterra. A metà secolo viene fondato il Jackey Club che nel 1786, con l’iscrizione del re Giorgio III, diventa l’organo destinato a sovrintendere allo sport. Così nel 1791 il club pubblica il General Studbook che fissa le regole dello sport e detta le qualità necessarie di cui devono essere dotati i cavalli. In questo secolo inoltre si prende consapevolezza dei benefici dello sport, espressi esplicitamente nell’Emile di Jean-Jacques Rousseau.
L'associazionismo in Italia nel XIX e XX secolo
Fra ’800 e ’900 le Opere sociali conobbero un notevole incremento rivolgendosi alle nuove povertà provocate dalla modernizzazione economica e dall’industrializzazione del Paese:
- Ripresa delle tradizionali "visite" ai malati;
- Nuove congregazioni religiose (Salesiani);
- Nascita delle “Società di Mutuo Soccorso”, regolamentate per la prima volta con la Legge 3818/1886.
Il principio fondante era quello della condivisione del rischio lavorativo, distinguendosi dalle altre istituzioni assistenziali per il loro carattere associativo fra persone appartenenti allo stesso ceto sociale, al fine di migliorarne le condizioni di vita e garantirne la protezione contro alcuni rischi derivanti dall’attività lavorativa.
Nel 1848 nasce la prima società generale di mutuo soccorso italiana in Piemonte, a Pinerolo, nel 1851 “l’Associazione Generale di Mutuo Soccorso delle Operaie di Torino”.
Contemporaneamente nacque in Italia il fenomeno della Cooperazione. In Italia la prima cooperativa di consumo sorse a Torino nel 1854 per iniziativa dell’Associazione Generale degli Operai. Le cooperative potevano essere ricondotte a 6 distinte tipologie: 1-“Cooperative che vendevano generi alimentari al pubblico” in cui gli utili venivano ripartiti tra i consumatori in base ai loro acquisti ed investiti in opere sociali; 2-“Cooperative nate dal mutuo soccorso”, con funzione economica e filantropica; 3-“Cooperative che riunivano la duplice funzione di consumo e lavoro”; 4-“Cooperative di categoria”, diffusa soprattutto tra i Ferrovieri; 5-“Cooperative nate da sodalizi cattolici”, i cui utili andavano in beneficenza; 6-“Cooperative rurali”, nate come centri di ritrovo e poi trasformate in piccole rivendite di generi alimentari.
Tra il 1904 ed il 1911->furono approvate leggi di grande importanza che permisero la formazione di “consorzi fra cooperative” allo scopo di concorrere per appalti di opere pubbliche, mentre a livello nazionale si registra nel 1913->la costituzione dell’Istituto nazionale di credito per la cooperazione, ad opera di Luigi Luzzatti.
Nascono in questi anni società cooperative come “l’Associazione Generale Operai Braccianti di Ravenna”, “la Tipografia Operaia di Milano”, "la Società Cooperativa di Bologna”, “il Magazzino Cooperativo di Produzione dei Calzolai di Pisa”, “la Fonderia di Sampierdarena”, “l’Associazione fra gli Operai Braccianti del mandamento di Budrio”
La repressione fascista I fascisti da una parte cercarono di imporre alle cooperative alcuni principi economici “meno solidaristici” e dall’altro, vi infiltrarono propri esponenti in modo da acquisire la gestione delle cooperative stesse, attraverso la “gestione straordinaria”. Le libere organizzazioni della società civile furono rimpiazzate da Enti, opere nazionali e altre organizzazioni come “i Figli della lupa” e “l’Opera Nazionale Balilla”.
Sulla volontà di chiudere l’esperienza dello Stato Fascista si fondano le scelte dell’Assemblea Costituente, chiamata negli anni 1946-47 ad elaborare il testo della nuova Costituzione. Il principio del “pluralismo sociale” viene posto tra i principi fondamentali e rappresentò, così come afferma uno dei suoi padri, Giorgio La Pira, “la pietra angolare” della nuova Costituzione.
L'associazionismo a Sesto Fiorentino
La cooperativa: cartina tornasole delle trasformazioni sociali
La cooperazione rappresenta un aggregato di esperienze collettive e ha costituito e costituisce una preziosa cartina di tornasole delle trasformazioni sociali, specialmente a livello locale. La cooperazione a Sesto nasce relativamente tardi, a distanza di 15-20 anni dalle esperienze italiane e toscane, forse per il paternalismo dei Ginori, o forse per la modestia della fratellanza artigiana. Il 17 novembre 1900, su proposta di Giulio Puliti, l'assemblea generale decide di esonerare dalla tassa di ammissione i membri della cooperativa. Erano le prime avvisaglie di un impegno che andrà mano a mano proiettandosi verso l'esterno con molteplici iniziative. La cooperativa a Sesto arriverà a congiungersi in un abbraccio ideale con la Torino di Gramsci e Gobetti grazie all'impegno politico di Elia Cresci. Già dai primi del '900 fungeva da principale centro di aggregazione della vita paesana.
Cooperativa di consumo di Sesto (di ambito socialista) Il primo consiglio amministrativo della cooperativa di Sesto, la società più importante del territorio, si insediò nel 1898. Da allora si intensificò la collaborazione con la camera del lavoro e furono accolte sottoscrizioni a favore dei disoccupati. La cooperativa intervenne nell'ambito della beneficenza, della cultura, dell'istruzione e dell'intrattenimento. Nel 1902 venne introdotta la festa dei lavoratori del 1 maggio e tutti gli operai vennero assicurati alla cassa nazionale. Tale sviluppo consentì lo sviluppo di una casa del popolo di fronte al municipio, presto divenuta centro di aggregazione dell'attività popolare di Sesto nel 1907.
La I casa del popolo a Sesto Fiorentino
Uno sguardo alla I casa del popolo a Sesto Fiorentino in Via Cavallotti
Il 25 marzo 1905 Enrico Dugoni, esponente della cooperativa mantovana, illustrava a Sesto i benefici morali e materiali che ne potevano derivare al proletariato dalla nascita di una casa del popolo. Accolto da grande entusiasmo, il 29 settembre 1907 vi è l'inaugurazione: i cittadini si riuniscono insieme ai rappresentanti delle associazioni proletarie della regione e della provincia in Piazza Ginori per dare inizio a un festoso corteo.
Al posto della casa del popolo, oggi, troviamo la Coop
Per fermare la marcia ascensionale della cooperazione ci volle un evento traumatico e dalle enormi ripercussioni, ci volle il fascismo. Per vent'anni il fascismo sarebbe passato come un rullo compressore sul già fiorente tessuto cooperativistico sestese, soffocandone l'ispirazione democratica. Nel 1936 la casa del popolo fu messa sotto questione commissariale e dovette cedere immobili e due quartieri. Solo il 14 agosto 1944, dopo una precocissima ripresa nel quadro di attivismo resistenziale, la casa del popolo inizia a riprendere le sue funzioni. Dopo varie unioni con corporazioni di Bagno a Ripoli e Firenze, durante gli anni '60 e '70 la casa del popolo diventa ToscoCoop. Nel '72 ci sarà la fusione con UniCoop Empoli, che fra il '72 e il '73 avrebbe dato vita a UniCoop Firenze. Infatti, oggi al posto della I casa del popolo di Sesto troviamo una piccola Coop.
Associazionismo: cultura e politica, l'unione operaia a Colonnata
Radio Alt
Nascita di una galleria d'arte: la Soffitta Durante le discussioni sulla vita culturale a Sesto nacque da un gruppo di attivisti comunisti (Enrico Pratesi, Piero Guarducci, Piero Tredici ed altri) l''idea di costruire una galleria d'arte. Pratesi, presidente dell'unione operaia, avanzò la proposta di aprire la galleria a Colonnata all'ultimo piano della casa del popolo. Il nome, la Soffitta, fu scelto proprio per la sua collocazione. La prima mostra venne inaugurata il 21 giugno 1964. Nel gennaio del '65 Guarducci e altri animatori della galleria avevano dato vita alla pubblicazione di una rivista bimestrale che aveva preso il nome dalla galleria stessa. Il primo numero uscì a gennaio 1965. La sede era l'unione operaia di Colonnata e la stampa veniva effettuata nella tipografia di Sesto. Nell'intenzione dei redattori la rivista doveva occuparsi della pubblicazione di "Quel materiale inedito o, anche se edito, poco conosciuto o dimenticato [...] riguardante Sesto Fiorentino" che sembrava interessante far conoscere. Pubblicava anche rubriche dedicate al cinema e alla letteratura. Nel '77 nasce nell'Unione operaia di Colonnata il collettivo femminista Lilith, associazione autonoma di donne che pur volendo mantenere una posizione intermedia denunciavano il maschilismo imperante anche nelle strutture governate dalla sinistra, come la casa del popolo. Il nome venne scelto prendendo spunto dalla Genesi. Il collettivo si riuniva alla Biblioteca. Tra le attività proposte c'erano momenti di incontro e dibattito interni e nella preparazione di iniziative pubbliche, come il corso di educazione sessuale, la mostra sull'immagine della donna nella pubblicità e la realizzazione di un catalogo di libri della biblioteca riguardante tematiche femminili. Il collettivo si sciolse nel 1979. Antenna Libera Toscana (Radio Alt) nasce per l'iniziativa di 12 giovani. Nel '77 trasmettevano dallo scantinato di casa di un ragazzo del gruppo. Il circolo di Colonnata si mise a disposizione e la prima trasmissione fu a luglio del '78. Nello statuto di fondazione la radio doveva collocarsi nell'ambito della sinistra per fare "da cassa di risonanza ai bisogni della gente", informare e "recepire le richieste e i disagi di ognuno". La stanza della radio diventava il punto di ritrovo di tantissimi giovani e nonostante la resistenza dei più anziani e scettici, non cessò la sua attività, ma nessuno seppe raccoglierne l'eredità.
La galleria d'arte, oggi ancora attiva
La casa del popolo di Colonnata, oggi sede del Giovesì
Scuole, Parchi, Piazze, Oratori e Case del popolo
Palestre, Associazioni sportive, Associazioni
La parola ai membri!
Gli spazi dei giovani: il GioveSì e l'oratorio parrocchiale di San Martino
- I intervista a Matteo, di anni 30, nato e cresciuto a Sesto Fiorentino, ideatore e responsabile dell’associazione GioveSì
- Come è organizzata l’associazione? Quale ruolo ricopri all’interno della stessa? "In realtà non siamo un’associazione propriamente detta (NdR Non sono iscritti all’albo), siamo un collettivo di ragazzi di Sesto che hanno sentito l’esigenza di adoperarsi per creare uno spazio sicuro in cui potersi riunire, conoscersi e condividere un po’ di cultura. Nessuno ha un ruolo definito, ci aiutiamo tutti a vicenda".
- Quali sono gli spazi che l’associazione usa? "Gli spazi sono quelli fornitici dalla Casa del Popolo di Colonnata, normalmente, tempo permettendo, sfruttiamo il giardino e la terrazza, dove è anche possibile usufruire di un piccolo palco".
- A quale fascia di età vi rivolgete? Come comunicate gli eventi organizzati? "Questa realtà è nata principalmente per i giovani, direi dai ragazzi delle scuole superiori fino a quelli come me, che tanto giovani non lo sono più. Siamo attivi sui social che ad oggi è il metodo più efficace per interagire con la nostra fascia di riferimento, ma facciamo anche volantinaggio, qui alla casa del popolo".
- Quali attività proponete? "Organizziamo questa serata infrasettimanale in cui è possibile, a seconda dell’occasione, ascoltare artisti locali, assistere a proiezioni di film oppure trattare un tema d’attualità, spesso ospitando altre associazioni locali".
- Quindi diresti che c’è una buona collaborazione attiva fra voi e le altre realtà di Sesto? "Certamente, molte associazioni colgono l’occasione del GioveSì per confrontarsi direttamente con i giovani, l’ultima che abbiamo ospitato è stato il collettivo di fabbrica della GKN".
- Quando è nata questa associazione? "Nel Settembre 2021, fra le insidie delle restrizioni covid. Adesso che la situazione si è normalizzata tutto è diventato più semplice ed il progetto è finalmente decollato".
- II intervista a Sara, di anni 44, nata e cresciuta a Sesto Fiorentino, catechista-animatrice laica dell’Oratorio Parrocchiale di San Martino.
- Come è organizzato l’oratorio? Quale ruolo ricopri all’interno dello stesso? "L’oratorio ha un suo Consiglio Oratoriano presieduto dai preti, dai/dalle cateschisti/e e dai volontari. Qui vengono stabilite grosso modo quelle che saranno le attività da proporre ai vari gruppi di ragazzi che costituiscono l’oratorio vero e proprio. Io sono propriamente una volontaria, affianco le catechiste nelle varie attività, organizzo gli spazi e accompagno i bambini in gita".
- Quali sono gli spazi che l’oratorio usa? "Ovviamente la Pieve di San Martino ed il suo ampio cortile si prestano perfettamente ad ospitare tutte le attività, siano esse formative o ricreative. L’oratorio organizza poi molte gite, pensate per i singoli gruppi oppure aperte a tutti".
- A quale fascia di età vi rivolgete? Come comunicate le attività programmate? "A tutte, dai più piccoli fino a ragazzi di 25-30 anni. Ci sono vari gruppi divisi proprio per fascia d’età. Tutte le attività sono comunicate attraverso l’uso di appositi gruppi whatsapp oppure tramite un'efficace comunicazione orale. L’oratorio inoltre dispone di un sito internet in cui è possibile reperire molte informazioni".
- Quali attività proponete? "L’oratorio sicuramente si impernia sull’insegnamento catechistico, accompagnando i bambini lungo un percorso formativo che gli permetta di raggiungere ed acquisire i sacramenti e che gli conferisca piena consapevolezza rispetto la sfera religiosa. Ci sono poi tutta una serie di attività “laiche”, ossia pensate anche per coloro che non sono interessati al catechismo. L’oratorio si propone comunque di essere una casa accogliente per chiunque voglia entrare. Vengono organizzati tornei sportivi e feste, nonché gite presso luoghi di cultura ed in ambienti naturalistici. Il sabato è prevista una merenda pomeridiana, affiancata da giochi di gruppo. L’oratorio inoltre, durante l’estate, pianifica uno specifico programma per intrattenere i ragazzi durante i mesi di vacanza".
- Avete occasione di collaborare con altre associazioni operative a Sesto Fiorentino? "Certamente, realtà come quella di AGESCI oppure di ManiTese sono molto presenti all’interno dell’oratorio e molti dei nostri ragazzi sono associati ormai da anni".
- Da quanto è attivo l’oratorio? "Sinceramente non conosco la data precisa, ma ha sicuramente una storia molto lunga. Collaboro con l’oratorio dal 2017".
- III intervista a Tommaso, di anni 24, nato e cresciuto a Sesto Fiorentino, maestro di ASD Karate Sestese AKS.
- Da quanto è operativa l’associazione? Quali spazi utilizzate? "L’associazione è operativa dal 1995. Le sedi sono molteplici, la principale si trova a Quinto Basso, ma ne abbiamo una anche a Settimello ed un’altra appena fuori Sesto Fiorentino, presso Campi Bisenzio".
- A quale fascia d’età sono dedicate le vostre attività? Come comunicate con gli associati? "Partiamo dai bambini di 5 anni per arrivare fino alla terza età. Abbiamo corsi per accogliere sia nipoti che nonni ed è molto bello vederli a volte anche allenarsi insieme. La comunicazione passa dal più semplice volantinaggio fino all’utilizzo di un sito internet, sempre ben aggiornato e corredato di tutte le informazioni utili e necessarie".
- Quali attività proponete oltre la normale programmazione dei corsi? "Collaboriamo con alcune scuole di Sesto Fiorentino alle quali, durante l’anno scolastico, offriamo lezioni gratuite presso le loro strutture. Siamo sempre presenti ad eventi come la Notte Bianca o alla Festa del Neto dove organizziamo uno stand con tatami in cui far conoscere quest’arte alla popolazione di Sesto. Partecipiamo a numerosi campi estivi dove intratteniamo i bambini con lezioni, a volte anche due volte la settimana, facendoli appassionare a questo meraviglioso sport".
- Come sono i rapporti con le altre associazioni sportive? Avete qualche rivalità particolare sul territorio? "Sul territorio è presente un’altra palestra di karate, la Renbukan, con la quale nel corso degli anni si è instaurata una sana rivalità sportiva spingendo gli allievi di entrambe le scuole a migliorarsi sempre più".
L'Associazione Comunale Anziani per il volontariato
- IV Intervista a Marcello, di anni 67, nato a Firenze e trasferitosi a Sesto Fiorentino nel 2014, socio e volontario dell’Associazione Comunale Anziani per il volontariato
- Come è strutturata l’associazione? Quale ruolo ricopri all’interno della stessa? L’associazione ha un suo regolamento interno ed è convenzionata con ANCESCAO. Abbiamo un presidente ed un consiglio direttivo che tutti i soci eleggono durante l’assemblea. L’associazione si avvale solo del contributo volontario dei suoi soci attivi che in base alle loro capacità permettono di erogare una vasta gamma di servizi ed attività. Io, per esempio, mi occupo del trasporto anziani in collaborazione con la Misericordia di Sesto".
- A quale fascia d’età sono dedicate le vostre attività? Come vi tenete in contatto con i soci? "Ovviamente ci rivolgiamo principalmente agli anziani, ma nulla vieta a un giovane di partecipare, anzi, molti dei nostri volontari più attivi sono ragazzi, senza i quali faremmo fatica a svolgere molte attività. Ci avvaliamo di una fitta rete di conoscenze che ci permette di tenere ben informati gli associati con quanto viene loro proposto. La comunicazione orale ed il volantinaggio sono i canali più sfruttati".
- Quali sono le attività proposte ai soci? Quali spazi utilizza l’associazione? "Le attività sono molteplici così come i servizi offerti. Molte sono a cadenza giornaliera come l'organizzazione di giochi da tavolo, di sessioni di ginnastica, di ricamo, di ballo. Offriamo corsi di aggiornamento informatico, attività culturali e ricreative, occasioni di promozione sociale. Facciamo anche assistenzialismo affiancando la Misericordia nell’erogazione del servizio di trasporto anziani e collaboriamo con il Centro d’Ascolto di Sesto. L’associazione ha numerosi spazi che autogestisce, la sede principale si trova lungo Viale L. Ariosto al numero 210".
- In che rapporti siete con le altre realtà associative di Sesto? "Abbiamo numerosi rapporti di collaborazione con le altre realtà locali con le quali condividiamo molti dei nostri soci. Le occasioni di unire le forze anche in relazione alla gestione degli spazi pubblici del comune".
Un'associazione storica: Antico Borgo Querceto
La casa del popolo di Querceto oggi
Dalla fusione della società cooperativa di consumo e della società corale nacque la fratellanza operaia di Querceto, nucleo di partenza dell'attuale casa del popolo. Il 23 gennaio 1909 nasce la società "Fratellanza operaia di Querceto". Il 23 ottobre 1922 le squadre fasciste marciano su Roma, a Sesto i fascisti abbattono dalla facciata della casa del popolo la lapide posta in ricordo dei moti sorti contro il rincaro del prezzo del pane del 5 maggio 1898, atto ritenuto da molti l'inizio del periodo fascista nel Comune. Nel 1925 il prefetto di Firenze intende chiudere la società per "motivi di pubblica sicurezza", ma nel 1926 la stessa aderisce all'ente nazionale delle cooperative. Dopo l'armistizio del 1943 il libro dei verbali della casa del popolo si interrompe, per riprendere solo a liberazione avvenuta. In questo periodo, Querceto è centro di reclutamento per dissidenti e fuggitivi divenendo appoggio della resistenza. La casa del popolo di Querceto conserva una lapide in nome di don Eligio Bortolotti, morto per mano dei soldati tedeschi. Negli anni '60 e '70 le case del popolo sono coinvolte nel mutamento delle abitudini collettive che conduce a un progressivo abbandono delle società stesse. La casa del popolo di Querceto comincia a dare spazio a mostre, incontri, dibattiti e proiezioni. In questo periodo una collaborazione con la locale parrocchia conduce ad esperienze sociali di cui la principale è il Palio di Querceto, iniziato nel 1988. Il 5 ottobre del 1997 la casa del popolo chiude a causa della struttura malmessa e non più adeguata, ma l'associazione continua ancora oggi.
- Intervista a Lorenzo Paioletti, di anni 74, nato e cresciuto a Sesto Fiorentino, presidente dell’associazione Antico Borgo di Querceto.
- Quale è il tuo ruolo all’interno dell’associazione? Cosa differenzia questa associazione da una circostanziale? "All’interno dell’associazione svolgo il ruolo di presidente, mi occupo cioè di intrattenere rapporti con le realtà amministrative locali e con le altre associazioni, di coordinare le attività e di presiedere le assemblee. La nostra associazione, a differenza di altre nate per una determinata contingenza, è un presidio fisso indispensabile alla sopravvivenza del centro storico di Sesto Fiorentino che dovrà rimanere ben vigile affinché la tutela dell’ambiente non segua altri principi se non quello di preservare e conservare".
- Quali sono gli spazi che l’associazione impiega? "Non abbiamo uno spazio fisico. Operiamo laddove sia necessario all’interno dell’antico borgo. Organizziamo anche camminate fra i pendii di Monte Morello. Abbiamo modo di riunirci sfruttando gli spazi concessoci dalla parrocchia, dalla Pro Loco oppure dalla Casa del Popolo".
- Di cosa si occupa l’associazione? "Ci occupiamo di vigilare e tutelare la parte storica del centro di Sesto Fiorentino da abusi edilizi, sfruttamento stradale inappropriato e dissesti. Per esempio, lanciammo una petizione tempo fa affinché fosse interdetta la sosta lungo l’arteria principale del borgo, cosa che crea irrimediabili disagi ai passanti ed agli abitanti".
- Quale fascia d’età è più coinvolta dalle vostre iniziative? Quanta partecipazione riscontrate? "Non c’è un vero e proprio target d’età per la nostra associazione, anzi, vorremmo che tutti gli abitanti di Querceto e di Sesto partecipassero alla salvaguardia del loro territorio. La partecipazione è numerosa anche se in calo da un paio d’anni. Ad oggi gli iscritti sono circa 35".
Un'associazione per un problema attuale: Salviamo la Ragnaia
La Ragnaia è un punto di riferimento per le famiglie e per i ragazzi che vogliono tirare qualche calcio al pallone. Da qualche tempo, però, quest’area avrebbe bisogno di manutenzione, di una risistemata dei giochi per bambini e della sostituzione delle porte del campetto di calcio con altre nuove, non rugginose. Per i frequentatori dell’area verde il sogno è quello di vedere una Ragnaia rimessa a nuovo, un progetto per riqualificarla, per salvarla. Alcuni genitori che si ritrovano con i propri figli nel parco hanno deciso di avviare una raccolta firme per sostenere un progetto di manutenzione da presentare al Centro civico 1 a Villa San Lorenzo in occasione dell’incontro con il sindaco e la giunta comunale. Così Lara, Ilenia e Anna, mamme che hanno i loro figli che frequentano la scuola Lombardo Radice hanno chiesto ai residenti del quartiere di sostenere il loro progetto “Salviamo la Ragnaia”, tanto che in pochi giorni sono riuscite a raccogliere 300 firme!
Fonti:
-Casali Antonio, All'insegna della socialibilità: il movimento cooperativo a Sesto dal 1886 al 2002
-Mugnai David, Associazionismo e vita politica in un paese alla periferia di Firenze: Sesto Fiorentino tra '800 e '900
-Batistoni Gianni, La casa del popolo di Querceto